La parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.1Pt,25

martedì 2 maggio 2023

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Storia della costruzione - Agli inizi del 1860 Don Bosco vagheggiava la costruzione di una chiesa di
dimensioni più ragguardevoli di quella di San Francesco di Sales. I motivi erano dei più diversi, non ultimo
l’angustia di quest’ultima chiesa. Così si esprimeva con don Paolo Albera una sera del dicembre del 1862: “Io
ho confessato tanto e, per verità, quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupa un’idea, che
distraendomi mi traeva irresistibilmente fuori di me. Io pensavo: la nostra chiesa è troppo piccola: non contiene
tutti i giovani oppure vi stanno addossati l’uno all’altro. Quindi ne fabbricheremo un’altra più bella, più
grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: ‘Chiesa di Maria Ausiliatrice’. Io non ho un soldo, non so dove
prenderò il danaro, ma ciò non importa. Se Dio la vuole si farà” (MB VII, 333-334). Con quel plurale
«fabbricheremo», detto a uno che sarà il suo secondo successore, egli parve andare oltre all'opera propria,
impegnandovi anche coloro che sarebbero venuti dopo di lui. Se infatti i due primi aggettivi stavano bene
applicati alla forma primitiva del sacro edificio, il terzo doveva avere la sua piena attuazione più tardi. Qualchetempo dopo, toccando lo stesso argomento con il chierico Anfossi, uscì nelle seguenti espressioni: “La chiesa
sarà molto ampia. Qui verranno molti a invocare la potenza di Maria Vergine”. Parole che sanno di profezia.
Vedeva inoltre la convenienza di dare un luogo di culto alla gente dei dintorni perché Valdocco, da periferia
quasi rurale, era diventata un quartiere urbano. I cinque progetti per la nuova chiesa, firmati da don Bosco e
dall’ingegnere Spezia, furono presentati all’ufficio comunale competente datati 14 maggio 1864: si trattava
della “Pianta di una Chiesa dedicata a Maria Auxilium Christianorum da erigersi in Valdocco di Torino con
obblazioni di divoti”. Il prospetto della chiesa di Maria Ausiliatrice fa riferimento alla basilica veneziana di San
Giorgio Maggiore (1506) dell’architetto veneto Andrea Palladio (1508-1580). Gli obiettivi di don Bosco
nell’affrontare l’impresa dell’edificazione erano chiari: voleva una chiesa grandiosa che fosse un monumento
alla Vergine Maria, il segno chiaro della sua presenza a sostegno della Chiesa, come al tempo di Lepanto o
durante la prigionia di Pio VII. Incaricando lo Spezia del progetto don Bosco voleva che “fosse in tali proporzioni
che potesse accogliere un gran numero di devoti, e render l’onore dovuto all’Augusta Regina del Cielo” (G. B.
LEMOYNE, Torino 1909, p. 466). La fabbrica, dopo la posa della pietra angolare (27 aprile 1865), tra alterne
vicende, fu portata finalmente a termine nel 1868 e fu consacrata il 9 giugno di quello stesso anno

9 Giugno è il compleanno mia figlia anche🙂
                
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Su Montfort 

Non tutti sanno, però, che tra le sue opere figura anche un imponente canzoniere di ben 23.000 versi, composti per far cantare il popolo nelle missioni. Un’immensa opera poetica, a rima alternata, con lo scopo di imprimere nella mente e nel cuore della gente le verità della fede e di indurre alla conversione e alla pratica della virtù. Si tratta di 163 cantici con una estensione media di circa 140 versi — una lunghezza simile a quella dei canti danteschi — che costituiscono ampie e articolate catechesi, imbevute di dottrina, passione missionaria, intensa spiritualità. I cantici, secondo alcuni, sarebbero l’opus maius del Montfort. 

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