La parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.1Pt,25

martedì 2 maggio 2023

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La quarta apparizione
Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infi eriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.

A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656

https://www.santuariosanmichele.it/wp-content/uploads/2021/04/cor-ang-21.pdf

Monte S.Angelo gallery personale😊


La sera dei paesi è data dalle donne che vengono sulla porta di casa, dalla piazza che
s’affolla d’uomini, dai ragazzi che s’agitano di più senza che s’oda più il loro chiasso,
dall’attesa d’un avvenimento che è, in questo nascere di primavera, già tutto nell’aria,
anche più che nei cuori. Ora di rapimento. 
                       ...
 L’unico modo di rompere il silenzio è di chiudere gli occhi;
 E m’è rimasa nel pensier la luce… 36 (p. 308)

Giuseppe Ungaretti 

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