La parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.1Pt,25

domenica 14 maggio 2023

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 Che cosa è la maternità se non l’inizio di una vita che porta già in sé la prospettiva 
dell’immortalità? Tutte le madri, cominciando da Eva, partecipano intimamente a quella 
aspirazione di vita che sconfina oltre il tempo; prendono parte all’attesa di un essere chiamato 
all’immortalità. Più esse se ne rendono conto e più ricca diventerà spiritualmente la loro 
maternità.
Esistono nell’Antica Alleanza, nella tradizione cristiana, come pure in altri contesti religiosi, 
straordinarie figure di madri, che testimoniano questa tensione all’eternità di Dio: ad esempio, la madre dei Maccabei (cf 2 Mac 7,1-41), la vedova di Nain, a cui Gesù risuscitò il figlio (cf Lc
7,11-17), santa Monica madre di sant’Agostino e, nel nostro secolo, la Beata Gianna Beretta
Molla. Soprattutto per opera di Maria, grazie al suo “fiat”, la “pienezza del tempo” si è
manifestata come il compimento del soprannaturale donarsi di Dio all’uomo. Con la sua
maternità il valore del tempo si unisce singolarmente al mistero dell’adozione degli uomini,
chiamati ad essere figli di Dio; si unisce all’invio nei nostri cuori dello Spirito del Figlio, lo
Spirito Santo che grida: Abbà, Padre! Davvero grandi e profondi sono allora i motivi per cui la
Chiesa, in questo primo giorno dell’anno, celebra con tanta solennità la maternità della Madre
di Dio!
(Giovanni Paolo II, Omelia, 1 gennaio 1995)


La vera maternità di Maria ha assicurato per il Figlio di Dio una vera storia umana, una
vera carne nella quale morirà sulla croce e risorgerà dai morti. Maria lo accompagnerà fino
alla croce (cf Gv 19,25), da dove la sua maternità si estenderà ad ogni discepolo del suo Figlio
(cf Gv 19,26-27). Sarà presente anche nel cenacolo, dopo la Risurrezione e l’Ascensione di
Gesù, per implorare con gli Apostoli il dono dello Spirito Santo (cf At 1,14). Il movimento di
amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito ha percorso la nostra storia; Cristo ci attira a Sé per
poterci salvare (cf Gv 12,32). Al centro della fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio,
nato da donna, che ci introduce, per il dono dello Spirito Santo, nella figliolanza adottiva (cf
Gal 4,4-6).
(Francesco, Lumen Fidei, n. 59)
 Una domanda potrebbe sorgere: perché diciamo Madre di Dio e non Madre di Gesù?
Alcuni, in passato, chiesero di limitarsi a questo, ma la Chiesa ha affermato: Maria è Madre di
Dio. Dobbiamo essere grati perché in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e
su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre,
porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha
preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. Dire Madre di Dio ci ricorda questo:
Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo.
(Francesco, Omelia, 1 gennaio 2018)

Contemplando nella Madre di Dio un’esistenza totalmente modellata dalla Parola, ci
scopriamo anche noi chiamati ad entrare nel mistero della fede, mediante la quale Cristo viene
a dimorare nella nostra vita. Ogni cristiano che crede, ci ricorda sant’Ambrogio, in un certo
senso, concepisce e genera il Verbo di Dio in se stesso: se c’è una sola Madre di Cristo secondo
la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti. Dunque, quanto è accaduto a Maria
può riaccadere in ciascuno di noi ogni giorno nell’ascolto della Parola e nella celebrazione dei
Sacramenti.
(Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 28)

 A partire dalla croce diventasti madre in una maniera nuova: madre di tutti coloro che
vogliono credere nel tuo Figlio Gesù e seguirlo. La spada del dolore trafisse il tuo cuore. Era
morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In
quell'ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell'angelo, con
cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell'annunciazione: «Non temere, Maria!» (Lc
1,30). Quante volte il Signore, il tuo Figlio, aveva detto la stessa cosa ai suoi discepoli: Non
temete! Nella notte del Golgota, tu sentisti nuovamente questa parola. Ai suoi discepoli, prima
dell'ora del tradimento, Egli aveva detto: «Abbiate coraggio! Io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
«Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). «Non temere, Maria!»
Nell'ora di Nazaret l'angelo ti aveva detto anche: «Il suo regno non avrà fine» (Lc 1,33). Era
forse finito prima di cominciare? No, presso la croce, in base alla parola stessa di Gesù, tu eri
diventata madre dei credenti. In questa fede, che anche nel buio del Sabato Santo era certezza
della speranza, sei andata incontro al mattino di Pasqua. La gioia della risurrezione ha toccato
il tuo cuore e ti ha unito in modo nuovo ai discepoli, destinati a diventare famiglia di Gesù
mediante la fede. Così tu fosti in mezzo alla comunità dei credenti, che nei giorni dopo
l'Ascensione pregavano unanimemente per il dono dello Spirito Santo (cf At 1,14) e lo
ricevettero nel giorno di Pentecoste. Il «regno» di Gesù era diverso da come gli uomini
avevano potuto immaginarlo. Questo «regno» iniziava in quell'ora e non avrebbe avuto mai
fine. Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza.
Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te.
Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!
(Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 50)



Buon proseguimento d'Oggi 🙂🕊


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