La parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.1Pt,25

lunedì 1 maggio 2023

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La Dedicazione e la terza apparizione

La terza apparizione viene denominata anche “episodio della Dedicazione”. «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla». (Apparitio)

Tuttavia, nell’anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.

«Ma la notte, l’angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione”». (Apparitio)

Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono impressa l’orma del piede di San Michele.

Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d’uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di “Celeste Basilica”.


Ho sbagliato Vangelo perchè il sito che solitamente condivido ne mostrava un altro,questo terzo episodio delle Appazioni dell'Arcangelo però può introdurre sul Vangelo di oggi.
Continuazione  del discorso del Buon Pastore.
Colui che Ama dà la Vita volentieri per Amore e con Amore appunto.
Dedicazione è una parola che appartiene all'atteggiamento non mercenario,il rimanere e non aver paura del lupo.
Il lupo ha come obiettivo tre cose.
La divisione.
L'inganno attraverso ammaliamento provvisorio.
La perdita della conoscenza.
Fa conoscere Dio in altri modo,snatura intenzioni,questo il leone ruggente che sta lì in attesa di chi divorare.
L'Amore non mercenario Ama.
Io non saprei come dirlo altrimenti.
Conosce chi Ama.
Può confondere Satana,ingannare,far giri e collage ma non far perdere chi non vuole perdersi,perdere Dio o chi abbiamo accanto.
No al lupo.
Si dice no.
L'Amore Vero si Fida e conosce chi ha davanti.
L'Amore non mercenario sta con te,sceglie te , non ciò che puoi fare,dare,rappresentare.
L'Amore non mercenario si Fida di questo Amore non mettendolo in pericolo,va sulla Croce persino.
Questo l'Amore di Cristo che dà la Vita, gratuitamente,esempio di ogni relazione Autentica,servire l'altro/a nell'Amore di Cristo con il Suo Amore che è al centro di ogni Amore per sè stessi e l'altro/a.

La scala va giù, va di qua, va di là, trova un raggiolino di sole […]. In fondo, la facciata con la sua mirabile porta di bronzo
nel cavo. Alle estremità di ogni contorno intarsiato e dentro uno spar-
pagliamento di piastrine d'argento intagliate, s'irrigidiscono piedi, mani
e facce. È un giocherellare sottile e goffo di lucettine sopra una piatta
e dura tenebra: non resta di solito molto di più d'una grande tradizione
giunta all'ultimo ieratismo della sua decadenza; ma qui è giunta, nel
suo tremolare, a quella smemoratezza senile che annuncia la primitività.
Entriamo. Attraversiamo una navata gotica. C'inoltriamo. Ci rinveniamo
poi affondati nell'antro. Il luogo è umido, e in mezzo all'oscurità a
poco a poco si rivela una statua corazzata d'oro, attorniata da un tremolare
di lucette di candele. È l'Angelo! […]. Mi fermo dove l'oscurità è più
densa. Ecco, sono bene a contatto ora della natura cruda. Caverna:
luogo d'armenti, e d'angeli dunque: luogo d'apparizioni e d'oracoli. Ma
forse c'è anche stato in questo cuore della terra un uomo anteriore
ai terrori, vicino alla sua origine divina: profetico fantasma di sé, del
suo penoso incivilirsi (VL p. 306)

Giuseppe Ungaretti

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