mercoledì 7 giugno 2023

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Augurava S. Paolo agli Efesini di conoscere, per la grazia del Padre, da cui ogni dono procede, la scienza sopra eminente della carità di Gesù Cristo verso gli uomini. Nulla poteva loro desiderare di più santo, più dolce, più importante. Conoscere l’amore di Gesù Cristo per noi, della sua pienezza essere ripieni, è il regno di Dio nell’uomo. Ora questo è il frutto della devozione al Cuore di Gesù, che vive e ci ama nel Santissimo Sacramento. Questa devozione è per eccellenza il culto dell’amore: è l’anima e il centro della religione, perché la religione è la legge, la virtù e la perfezione dell’amore, ed il Sacro Cuore ne è la grazia, il modello e la vita. Studiarne quest’amore innanzi al focolare in cui si consuma per noi. La devozione al Sacro Cuore ha un doppio oggetto: si propone prima di onorare, con l’adorazione ed il culto pubblico, il Cuore di carne di Gesù Cristo, e poi l’amore infinito di cui questo Cuore fu acceso per noi dalla sua creazione, e che ancora lo consuma nel Sacramento dei nostri altari.

I. Nobilissimo tra gli organi del corpo umano, il cuore è posto nel suo mezzo, come un re nel centro dei suoi Stati. E’ circondato immediatamente dagli organi più importanti, che sono come i suoi ministri ed ufficiali; esso li muove, li fa agire comunicando loro il calore vitale, di cui è il serbatoio. E’ la sorgente donde sgorga con impeto il sangue che si diffonde in tutte le parti dell’organismo e le bagna e ristora. Perduto il vigore, il sangue dalle estremità ritorna al cuore, per riaccendervi i suoi fuochi e riprendere nuovi spiriti vitali. Quel che si è detto del cuore umano in generale, è pur vero del Cuore adorabile di Gesù Cristo. E’ parte nobilissima del corpo dell’Uomo-Dio, unita ipostaticamente al Verbo, e perciò meritevole del culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo. Imperocché nella nostra venerazione non possiamo separare il Cuor di Gesù dalla divinità dell’Uomo-Dio, alla quale è unito da legami indissolubili: il culto che gli rendiamo non si termina in esso, ma va alla Persona adorabile che lo possiede e se l’è unito per sempre. Quindi segue che al divin Cuore possiamo rivolgere le preghiere, gli omaggi, le adorazioni stesse che presentiamo a Dio, e che s’ingannerebbero quelli che, sentendo pronunziare le parole “Il Cuore di Gesù”, non vedessero più in là dell’organo materiale, ritenendo questo Cuore un organo senza vita e senza amore, presso a poco come si farebbe di una sacra reliquia: così sbaglierebbero quelli ancora i quali pensassero che questa devozione divide Gesù Cristo, restringendo al Cuore solo un culto che deve rendersi a tutta la Persona. Questi non riflettono che onorando il Cuore di Gesù non escludiamo il resto dell’Uomo Dio; ma al contrario intendiamo onorare tutte le azioni di Gesù Cristo e tutta la sua vita, che è l’espansione del suo Cuore. Come nel sole si formano e da esso partono i raggi ardenti che fertilizzano la terra e fanno vivere tutto ciò che ha vita, così dal cuore escono le dolci e forti influenze che spandono il calore vitale ed il vigore in tutte le membra. Se il cuore langue, tutto l’uomo s’affievolisce; se soffre, tutte le membra sono sofferenti, le funzioni non si compiono bene e l’organismo si arresta. Fu dunque funzione del Cuore di Gesù vivificare, fortificare, sostenere tutte le sue membra, i suoi organi, i suoi sensi, influendo in essi continuamente: di modo che era esso il principio delle azioni, degli affetti, delle virtù e di tutta la vita del Verbo fatto carne. Essendo il cuore, al dire dei filosofi, il focolare dell’amore, e l’amore essendo stato il movente della vita di Gesù, al suo Cuore dobbiamo attribuire tutti i suoi misteri e tutte le sue virtù. “Come è naturale al fuoco il bruciare, dice San Tommaso, così è naturale al cuore l’amare; e siccome nell’uomo è il primo organo del sentimento, così è conveniente che l’atto comandato dal primo di tutti i precetti sia reso sensibile dal cuore”. Come gli occhi vedono, gli orecchi odono, così il cuore ama: è l’organo dell’anima per produrre gli affetti e l’amore. Nel parlare comune si confondono queste due espressioni e si adopera il cuore per dire l’amore, e reciprocamente. Il Cuore di Gesù fu dunque l’organo del suo amore: cooperò al suo amore, ne fu il principio e la sede; provò tutte le nobili impressioni d’amore che possono commuovere un cuore d’uomo, con la differenza che, amando l’anima di Gesù con un amore incomparabile ed infinito, il suo Cuore è una fornace d’amore verso Dio e verso gli uomini, dalla quale divampano senza posa le fiamme ardentissime e purissime dell’amore divino. Ne fu acceso dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo respiro, e dalla risurrezione non cessò e non cesserà mai di sentirne gli ardori. Il Cuore di Gesù ha prodotto e produce tuttora innumerevoli atti di amore, dei quali uno solo onora più Dio che tutti gli atti di amore degli Angeli e dei Santi uniti insieme mai potranno fare. Di tutte le creature corporee è dunque quella che più contribuisce alla gloria del Creatore, e che merita maggiormente il culto e l’amore degli Angeli e dei Santi. Tutto quello che appartiene alla persona del Figlio di Dio è infinitamente degno di venerazione. La più piccola parte del suo Corpo, una stilla del suo Sangue meritano le adorazioni del Cielo e della terra. Cose vili per se stesse diventano venerabili per il contatto della sua carne, come le spine, la croce, i chiodi, la spugna e la lancia e tutti gli strumenti del suo supplizio. Quanto più dobbiamo venerarne il Cuore, per la nobiltà delle funzioni che esercita, per la perfezione dei sentimenti che produce e delle azioni che ispira? Giacché, se Gesù è nato in una stalla, visse povero a Nazaret, morì per noi sulla Croce, lo dobbiamo al suo Cuore: in quel santuario si formarono tutte le risoluzioni eroiche, i disegni che ne inspirarono la vita. Il suo Cuore deve dunque essere onorato come il presepio, ove l’anima devota vede Gesù venire al mondo povero e abbandonato; come la cattedra donde Gesù le predica il suo: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore; come la croce ove lo vede spirare; come il sepolcro donde lo contempla uscire glorioso ed immortale; e come il Vangelo eterno che le insegna ad imitare tutte le virtù, delle quali è modello perfetto. L’anima devota al Sacro Cuore si applicherà tuttavia specialmente all’esercizio dell’amore divino, di cui questo Cuore è soprattutto sede e simbolo; e poiché il Santissimo Sacramento è il pegno sensibile e permanente dell’amore di Gesù, nell’Eucaristia essa ne cercherà il Cuore, e dal Cuore Eucaristico imparerà ad amare

S. Pierre-Julien Eymard

Affidiamo alla Vergine Santa il Papa e  questa operazione
Buon proseguimento d'Oggi 🕊️🙂

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